BASKET - FORMAZIONE ITALIANA, IL GIOCO DELLE DISPARITA’: STORIA DI GRANT E MARIALUISA, PERCHE’ QUESTA DIFFERENZA DI TRATTAMENTO ?
In un campo da basket, il suono della palla che rimbalza e il profumo del parquet raccontano storie di passione, lotta e successo. Oggi, però, ci troviamo davanti a una di quelle che ci invita a riflettere non solo sulle carriere che si intrecciano nel mondo dello sport, ma anche sulle ingiustizie che questo mondo può riservare. Quelle di Grant Basile e Marialuisa Bitetti sono le storie parallele di due atleti, ma con destini molto diversi.
Questa è la storia parallela di due atleti, un uomo e una donna, che giocano entrambi a pallacanestro.
Lui è Grant Basile, giovane talento statunitense, nato il 19 Aprile del 2000 a Pewaukee, una piccola cittadina situata nello Stato del Wisconsin, che ha seguito un percorso che lo ha portato a diventare cittadino italiano, arrivando nel Bel Paese nel 2023. Con il sogno di giocare a pallacanestro in Italia, Grant firma per il Derthona Basket di Tortona, ma si trova subito a dover affrontare le regole del sistema che gli impongono di giocare esclusivamente con lo status di straniero, nonostante il fresco passaporto italiano, non essendo un atleta “formato” secondo i criteri della Federazione Italiana Pallacanestro. Derthona lo presta per un mese al Pistoia Basket con un contratto a gettone, dove però disputa soltanto due partite.
Rientrato a Tortona, Grant trova una nuova opportunità all’Orzinuovi in Serie A2. Qui, gioca tutta la stagione 2023/2024, ma la squadra fatica e termina ultima, retrocedendo in B. La frustrazione cresce in Grant: non riesce a ottenere lo status di giocatore "formato" e questo gioca contro di lui nella ricerca di stabilità in un club e questo costa alla Derthona Basket di non potersi avvalere della clausola di rinnovo automatico.
Grant firma quindi con la Pallacanestro Cantù, sempre in A2 maschile, per la stagione 2024/2025, ancora come straniero. Ma il destino ha in serbo per lui un bellissimo colpo di scena: viene convocato in Nazionale da coach Pozzecco. L’emozione di indossare la maglia azzurra culmina il 22 Novembre 2024, quando fa il suo esordio contro l’Islanda. Questo momento segna una svolta per la sua carriera: la Federazione Italiana Pallacanestro gli riconosce finalmente lo status di “formato”, consentendogli di giocare DA SUBITO come italiano.
Lei è Marialuisa Bitetti, nata il 9 Agosto del 1996 ad Altamura in Italia, in provincia di Bari.
Ha sempre vissuto in Italia, ha iniziato a giocare a pallacanestro dall’età di 8 anni e lo ha fatto sinora sempre in Puglia, militando in diverse squadre pugliesi sempre in serie C femminile (Santeramo, Monopoli, Ruvo, Bari) fino allo scorso anno dove contese, con la maglia dell’Angiulli Bari in un indimenticabile derby nella finale playoff tutta barese, la promozione in serie B alla Pink Basket Bari.
Proprio la squadra che l’ha chiamata in questa stagione per disputare la serie B femminile. Eppure, nonostante la sua dedizione e l’amore per il gioco, Marialuisa scopre di trovarsi di fronte a un muro insormontabile, in quanto non possiede lo status di "Formazione Italiana" che si raggiungeva dopo aver disputato almeno 14 partite in ogni stagione in 4 campionati giovanili.
Ma è colpa di Marialuisa se la società dove è cresciuta cestisticamente non ha mai partecipato a campionati giovanili perché all’epoca non c’era un numero sufficiente di squadre per permettere al comitato regionale di poterli istituire ? Magari se fosse nata in Veneto o in Lombardia il problema non si sarebbe posto.
Le viene quindi negata la possibilità di scendere in campo, perché in B Nazionale il limite di atlete “non formate” che può andare in lista elettronica è di due giocatrici e la Pink ha già due straniere in formazione.
Marialuisa non può giocare perché, pur essendo italiana ed avendolo fatto sempre in Italia, la Federazione la considera alla stessa stregua di una straniera.
La società che l’ha tesserata porta il suo caso davanti al Consiglio Federale Fip, chiedendo la possibilità che venga riconosciuto anche a lei lo status di Formazione Italiana e poter finalmente giocare in serie B.
Ma cosa succede? Che la Federazione accoglie la richiesta e le concede lo status, costringendola però a un'attesa insostenibile fino alla stagione successiva 2025/2026
L’interrogativo è inquietante: perché un giovane americano, giunto nel nostro Paese da poco, ha accesso immediato alla possibilità di giocare come "italiano", mentre una donna italiana, con anni di esperienza, deve attendere l’inizio della prossima stagione? Dove sono le giustificazioni per una simile ingiustizia? Eppure, nel panorama del basket femminile, si parla spesso di boom del settore, di sostegno da parte dei comitati regionali, di necessità di aumentare la crescita del movimento (il confronto con la pallavolo femminile è impietoso e deprimente), ma la realtà dei fatti racconta ben altro.
Che giustizia è questa? Perché ci viene offerto un chiaro esempio di disparità di trattamento, non siamo forse in presenza anche di una vera e propria discriminazione?
Cantù ha beneficiato a piene mani, potendo utilizzare Grant come italiano e avendo la possibilità di tesserare un altro straniero per potenziare la squadra, Bari ha già le due straniere, cosa mai potrebbe accadere se Marialuisa potesse subito giocare?
Perché compromettere un’importante occasione in un semplicissimo campionato di serie B femminile che può essere importantissimo per la carriera di una donna, colpevole solo di amare follemente la pallacanestro?
Marialuisa ha aspettato a lungo, ha lavorato duramente per arrivare fin qui. La sua storia è quella di tante donne che, nonostante le difficoltà, continuano a lottare per i loro sogni. La federazione non deve compromettere il futuro di un’atleta, ma dovrebbe essere all'avanguardia nell'apportare cambiamenti significativi e dare le stesse possibilità a tutti, indipendentemente dal genere.
E’ un appello urgente e accorato quello che vogliamo lanciare al Consiglio Federale della Fip: rivedete la vostra decisione e concedete a Marialuisa la possibilità di brillare nel campionato di serie B, così come è stato fatto per Grant in A2, contro cui ovviamente nulla abbiamo e a cui auguriamo di cuore ogni bene nel prosieguo della sua carriera.
Le donne meritano gli stessi livelli di attenzione e rispetto, ogni occasione persa rappresenta un passo indietro per il basket femminile. Quella di Marialuisa non è solo la sua storia, è la storia di tutte le donne nel mondo dello sport che combattono per il riconoscimento e la pari dignità.
Dobbiamo farci sentire, dobbiamo agire perché ogni atleta abbia diritto al proprio sogno, perché ogni palazzetto sia il luogo in cui il talento, e non il genere, determina il futuro.
E voi, addetti ai lavori, cosa ne pensate ? Noi siamo con Marialuisa.
Ufficio Stampa Sportale - Massimiliano Aiello